Lago Baccio (m 1560) - M.Giovo (m 1990) - Lago Santo (m 1501)


Il Monte Giovo (m.1990) fra i più alti di tutto l'Appennino Tosco-Emiliano, domina la testata della Valle delle Tagliole. Sovrastando imponentemente i sottostanti Lago Santo e Lago Baccio, origina un luogo montano di grande attrazione, essendo caratterizzato da peculiarità tipiche delle montagne alpine. E' quindi un piccolo paradiso appenninico in cui si possono osservare aspetti geomorfologici e geoambientali tipici delle alte quote, dalle forme stagliate, alle conformazioni glaciali, alla presenza di coni e falde detritiche, ai particolari processi erosivi che vi agiscono e alle connotazioni morfologiche che vi si evidenziano. Possono infatti essere osservati in questo contesto didattico morfologico tutti quei processi di degradazione meteorica e i processi gravitativi tipici delle alte quote o alte latitudini. Ben rappresentative dell'ambiente montano sono le due perfette lingue nivoglaciali che si originano dai canali rocciosi che solcano la massiccia parete  sovrastante il Lago Baccio. Il massiccio del monte Giovo, ma a grandi linee tutta la porzione appenninica della zona è costituito da una formazione rocciosa di tipo arenaceo (macigno), ossia complessi litoidi costituiti da granuli sabbiosi. La continuità degli affioramenti arenacei viene talvolta interrotta da rocce marnose. L'analisi della composizione mineralogica e granulometrica della formazione ne ha evidenziato la provenienza dall'erosione di rocce alpine poi depositate sui fondali marini, che hanno poi subito processi di sedimentazione e litificazione ritrovandosi coinvolte in fenomeni tettonici e processi orogenetici che sollevandole ne hanno conformato la morfologia attuale.
Le specie vegetali, tipiche di un substrato arenaceo, caratterizzano questa montagna in alta quota con  arbusti nani, prevalentemente brughiera a mirtilli e praterie, oltre che da vegetazione tipica delle rupi rocciose, mentre alla quote più basse il manto vegetale è contraddistinto da faggi.
Il Lago Santo originato dal dinamismo della montagna completa il fascino di questo luogo; esso si è infatti formato in seguito al processo glaciale. Nel passato geologico era infatti attivo un piccolo ghiacciaio in questo versante scosceso la cui fronte spingeva e alimentava il cordone detritico della morena frontale, ossia l'attuale soglia del lago che ne sbarra l'impluvio consentendo l'accumulo idrico attraverso piccoli affluenti immissari.
Lo specchio d'acqua di origine glaciale prospicente l'imponente massiccio del Monte Giovo è immerso nella faggeta che si dirada man mano che si sale di quota fino a scomparire gradualmente sopra i 1650m.
Il percorso inizia attraversando la faggeta con il sottobosco di mirtilli per aprirsi d'un tratto sulla stupenda conca che ospita il Lago Baccio e permette di godersi la meravigliosa vista dell'imponente cresta montuosa che parte a Sx con il Rondinaio per terminare a destra con il maestoso Monte Giovo.
Proseguendo dalle rive del lago Baccio, il monte Giovo appare come una massiccia parete stagliata, solcata da canali rocciosi che terminano riducendo le pendenze con coni e falde di detrito fino a lambire le acque del lago. Si inizia così l'ascesa verso il passetto attraversando le pendici più o meno ripide di ripetute dorsali e pianori, dove si possono incontrare limpide sorgenti, torrentelli che serpeggiano nel manto vegetato del suolo e piccoli laghetti. Il panorama continua a coinvolgere l'animo suscitando entusiasmo fino raggiungere il passo che, quando vi si arriva con una giornata soleggiata, regala un'emozione entusiasmante. La meravigiosa veduta a 360° ripaga della modesta fatica necessaria per superare d'un fiato i 300m di dislivello che separano il Lago Baccio dal Passetto.
Se la giornata è nitida si avvista in lontananza il profilo stagliato delle alpi Apuane, mentre una croce ci segnala la cima del Giovo nascosta fino al momento dalle antecime, nonchè il crinale e la prominente cima del Rondinaio, le creste di collegamento e le valli delle catene sottostanti. All'orizzonte si può notare i monti Pisani e il Mar Tirreno.
Conquistando prima la vetta del Rondianio dalla quale si gode un'altra piacevole veduta sui sottostanti laghi (Torbido e Turchino) si prosegue per il Giovo percorrendone tutto il crinale di cresta che più volte si affaccia su verticali vuoti sul sottostante Lago Baccio.
Dal passetto si scopre che la parete compatta visibile dal lago si articola poi in tante cime rocciose, su cui il sentiero s'inerpica e prosegue in modo ripido, restando spesso esposto. Dopo un primo tratto di ascesa relativamente facile alternato da spiazzi protetti da cui si continua a meravigliare la vista inizia un tratto più ostile dove si devono superare alcuni torrioni rocciosi.
Il profilo che sottolinea la sommità del Giovo non sembra più una cima aguzza, come vista dal basso, ma quasi un pianoro sommitale che invita a proseguire nello stretto sentiero di crinale fra massi e lastre rocciose sporgenti che permettono di sbirciare di tanto in tanto affacciandosi sul versante che vede il sottostante Lago Baccio e della progressiva apparizione anche del Lago Santo. Poco dopo, di colpo, il sentiero s'interrompe su di un gobbone roccioso che viene superato con la brevissima ferrata della Grotta Rosa che non desta preoccupazioni ma lascia un attimo con il fiato sospeso nel mentre ci solleviamo sul vuoto di un paio di metri sorreggendosi al cavo metallico. La salita lungo il cavo d'acciaio è di pochi metri, ma sotto c'è un precipizio, davanti al quale ognuno deve fare i conti con le proprie forze. Superata questa difficoltà si viene sollevati dalla ormai vicinanza della vetta che da quì sembra adesso un piccolo panettone sovrastato dalla croce sommitale con pendenze più dolci nel versante che si vede adesso. Raggiunta la vetta si può ammirare un panorama vastissimo che spazia su tutte le vette dell'appennino e godere di una splendida vista dalla vetta più alta dell'appennino Toscano, perdendo lo sguardo dall'imponente Cimone a tutto il crinale appenninico fino alle Apuane e alle innumerevoli orografie minori. Si prosegue quindi lungo un vallone glaciale unico dell'appennino Tosco-Emiliano disseminato di massi e di lastre levigate fino alle Fontanacce, che fa pensare e suggestionare sulla affascinante formazione geomorfologica, riportandoci con la mente ai tempi in cui tale canalone veniva occupato da una massa glaciale. Si scende tranquillamente ripagati dell'entusiasmante escursione lungo il vallone o la cresta in destra fino al Passo Boccaia e poi prendendo il sentiero che snodandosi tra faggeta e radure scende verso il Lago Santo e terminando cosi il percorso ad anello.

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